Risarcimento di € 607.614.78 per la morte del paziente

Medico del Pronto Soccorso responsabile per la morte di un paziente: maxi-risarcimento ai familiari

Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità di un medico del Pronto Soccorso in relazione al decesso di un paziente di 76 anni, liquidando un risarcimento complessivo di € 607.614,78 in favore dei suoi tre figli e sei nipoti non conviventi. Il paziente, che lamentava un persistente dolore toracico, era stato visitato e dimesso per ben due volte dal Pronto Soccorso nel giro di poche ore, per poi morire a causa di un infarto miocardico acuto e shock cardiogeno.

Il Tribunale ha accertato che il medico del Pronto Soccorso aveva eseguito una raccolta anamnestica superficiale e un esame clinico incompleto, omettendo rilevazioni fondamentali come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la saturazione d’ossigeno. Inoltre, non aveva intrapreso azioni adeguate per contenere l’evoluzione della patologia ischemica acuta cardiaca, dimettendo erroneamente il paziente con una diagnosi di contrattura muscolare. La liquidazione del danno ha tenuto conto della sofferenza terminale del paziente, della perdita del rapporto parentale subita dai familiari e delle spese legali sostenute.

Segue il riepilogo della sentenza a cura dell’Avv. Vincenzo Liguori:

Responsabilità del medico di Pronto Soccorso e morte del paziente: risarcimento del danno di € 607.614,78, di cui € 533.430,46 ai tre figli (€ 177.476,82 cadauno) ed € 75.184,32 ai sei nipoti non conviventi della vittima di anni 76 (€ 12.530,72 cadauno).

Paziente affetto da dolore alla regione posteriore del torace resistente alla terapia antidolorifica, visitato e dimesso due volte dal Pronto soccorso ospedaliero nel giro di poche ore e successivamente deceduto per infarto del miocardico acuto e conseguente shock cardiogeno.

E’ responsabile il medico di Pronto Soccorso che:
– esegue al paziente una sintetica raccolta anamnestica ed un incompleto esame clinico;
– non esegue il rilievo pressorio;
– non rileva la frequenza cardiaca e la saturazione d’ossigeno;
– pone in atto azioni sbagliate omettendo quelle per lo meno atte a contenere l’evoluzione della patologia ischemica acuta cardiaca;
– dimette il paziente con l’errata diagnosi di contrattura muscolare in regione del dorso.

Liquidati:
– il danno non patrimoniale terminale alla vittima per dodici ore di sopravvivenza;
– il danno non patrimoniale da perdita del rapporto parentale;
– la parcella stragiudiziale del difensore;
– la parcella del difensore per la mediazione espletata ante iudicium.

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