Liste d’attesa e riforme sanitarie: tra trucchi degli ospedali e promesse di cambiamento

Mentre il Ministero della Salute presenta le nuove Case di Comunità come la soluzione ai problemi del SSN, negli ospedali italiani si perfezionano sempre più sofisticati “trucchi” per nascondere liste d’attesa infinite. Un paradosso tutto italiano: promettere il futuro mentre si bara sul presente.

I numeri sono allarmanti: 6 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure mediche nel 2024, un aumento rispetto al 7,5% del 2023, che ha portato la percentuale al 9,9% della popolazione. Questo dato riflette una crescente difficoltà di accesso al Servizio Sanitario Nazionale, principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa e dei costi elevati delle prestazioni sanitarie private.

Ma cosa succede quando le promesse di riforma si scontrano con la realtà quotidiana dei pazienti?

I trucchi degli ospedali per nascondere l’inefficienza

Nonostante le lettere di richiamo del Ministro Schillaci alle Regioni per denunciare le “situazioni indegne”, gli espedienti per manipolare le liste d’attesa si moltiplicano e si perfezionano.

Il blocco delle agende: il trucco più diffuso

Il blocco delle agende – o delle prenotazioni – è l’espediente più utilizzato negli ospedali italiani. Ai cittadini viene negata la possibilità di prenotare una visita medica, con la giustificazione che “non ci sono posti disponibili”. In realtà, questo trucco serve semplicemente a non far apparire le liste d’attesa ancora più lunghe nei dati ufficiali.

Questo metodo è completamente illegale. L’articolo 1, comma 282 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 vieta esplicitamente la sospensione delle prenotazioni per le prestazioni sanitarie. Il legislatore ha voluto sottolineare l’importanza di questa regola inserendo, nel comma 284 della stessa legge, sanzioni specifiche per i direttori generali che non la rispettano.

Anche la Corte Costituzionale ha confermato più volte la validità di questa disposizione, riconoscendone il ruolo fondamentale nella protezione del diritto costituzionale alla salute. Tuttavia, nonostante sia un metodo illegale, viene usato quotidianamente e ha conseguenze devastanti sui pazienti, costretti a posticipare visite e controlli fondamentali per la loro salute.

I rinvii strategici

Un’altra strategia ingannevole è la promessa di “richiamare nelle prossime settimane” fatta dagli ospedali ai pazienti che tentano di prenotare. I pazienti vengono lasciati in una situazione di incertezza, in attesa di un appuntamento che spesso non arriva mai. Questo sistema permette agli ospedali di escludere queste attese dalle statistiche ufficiali, falsando completamente i dati sui tempi di accesso alle cure.

Il problema è particolarmente grave per le prestazioni urgenti: solo il 18% delle ricette con codice di urgenza viene prenotato entro i due giorni stabiliti dalla normativa. Un fallimento sistemico che mette a rischio la vita dei pazienti più gravi.

Le conseguenze devastanti

Questi ritardi creano un sistema sanitario a due velocità con conseguenze drammatiche:

  • Chi ha risorse economiche si rivolge al privato, pagando di tasca propria per ottenere le cure necessarie in tempi ragionevoli
  • Chi non può permetterselo è costretto a rinunciare alle cure, mettendo seriamente a rischio la propria salute e spesso la vita stessa

Il problema non è solo l’inconveniente di un ritardo: aspettare mesi per un controllo oncologico, un esame cardiologico o una TAC urgente non è un disservizio, ma un rischio concreto per la vita del paziente. Ogni giorno perso può compromettere irreversibilmente l’esito delle cure.

Nei casi di malasanità che seguo, spesso vedo che il danno non deriva solo dall’errore medico, ma dal ritardo nella diagnosi. Un paziente che deve attendere mesi per un controllo oncologico non sta solo subendo un disservizio, ma un potenziale danno alla salute.

Case di Comunità e medici H24: la riforma sulla carta

Dal 2025 tutti i medici che entreranno nel SSN avranno un doppio obbligo: assistenza ai propri pazienti e prestazioni orarie nelle nuove strutture territoriali. Un cambiamento ambizioso che promette di rivoluzionare l’accesso alle cure.

Il nuovo modello hub/spoke

La riforma sanitaria del Ministro Schillaci punta tutto sulle Case di Comunità, strutture che dovrebbero rafforzare la medicina territoriale attraverso un modello organizzativo “hub and spoke”:

Gli hub (aperti H24, 7 giorni su 7):

  • Centri di riferimento per i casi complessi
  • Presenza medica costante
  • Dotazioni tecnologiche avanzate

Gli spoke (12 ore/giorno, 6 giorni su 7):

  • Assistenza primaria per servizi di base
  • Ponte tra cittadini e strutture più complesse
  • Gestione della cronicità

L’obiettivo dichiarato è alleggerire il carico degli ospedali, concentrando l’attività ospedaliera sui casi più gravi e riducendo drasticamente i “codici bianchi” al pronto soccorso. Le attività previste includono visite ambulatoriali, cura dei pazienti cronici, campagne preventive e assistenza a turisti e studenti fuori sede.

Tuttavia, la riuscita di questo modello dipenderà dalla capacità delle Regioni di reperire il personale medico necessario. Spetterà infatti proprio alle Regioni implementare le disposizioni contenute nella riforma, un compito tutt’altro che semplice considerando l’attuale carenza di medici di base.

Le dotazioni tecnologiche promesse

Il nuovo modello promette una dotazione tecnologica significativa nelle cure territoriali:

  • Apparecchiature per diagnosi rapida: elettrocardiografi, ecografi, strumenti per esami immediati
  • Telemedicina e teleconsulto: collaborazione medica a distanza
  • Accesso alle banche dati cliniche: storia clinica completa dei pazienti sempre disponibile

I vantaggi teorici sono evidenti: diagnosi più precise e tempestive, assistenza più diffusa, tempi di accesso ridotti.

I nuovi obblighi per i medici

La riforma introduce obblighi significativi per i medici di famiglia:

  • Fine della tradizionale guardia medica
  • Doppio impegno: assistenza ai propri pazienti + turni nelle Case di Comunità
  • Copertura H24 per servizi complessi

Il problema cruciale è il reperimento di personale qualificato. Come può il sistema garantire presenza medica H24 quando già oggi mancano migliaia di medici di base? Il rischio concreto è di replicare il disastro dei medici gettonisti, con professionisti non specializzati che coprono turni impossibili, compromettendo la sicurezza dei pazienti.

Il paradosso italiano: riformare un sistema che bara

Come può essere credibile una riforma sanitaria quando il sistema attuale manipola sistematicamente i propri dati? È come costruire una casa nuova su fondamenta marce.

La contraddizione sistemica

Abbiamo un sistema sanitario che bara quotidianamente sui propri dati attraverso trucchi sempre più sofisticati per nascondere le proprie inefficienze. Allo stesso tempo, le stesse istituzioni che tollerano queste pratiche illegali ci promettono che le nuove Case di Comunità risolveranno magicamente tutti i problemi.

La realtà è diversa: senza una radicale inversione di rotta sul tema della trasparenza e dei controlli, le Case di Comunità rischiano di diventare semplicemente un nuovo palcoscenico per vecchi trucchi. Le agende potranno essere manipolate, i dati falsificati, e i pazienti continueranno a essere vittime di un sistema opaco e inefficiente.

Accanto ai problemi tecnologici e organizzativi che certamente esistono, emerge con forza una questione di credibilità e onestà del sistema sanitario nel suo complesso.

I rischi della discontinuità

La necessità di coprire turni H24 nelle Case di Comunità solleva interrogativi inquietanti sulla qualità e continuità delle cure. Il parallelismo con i medici gettonisti è evidente e preoccupante.

I rischi concreti includono:

  • Medici non specializzati costretti a gestire situazioni oltre le loro competenze
  • Turnover continuo che compromette la continuità assistenziale
  • Perdita di informazioni cruciali tra i vari operatori
  • Protocolli non standardizzati tra diverse strutture

La frammentazione della gestione sanitaria, invece di migliorare l’assistenza, potrebbe moltiplicare i punti di rottura del sistema, creando nuove opportunità per errori medici e ritardi diagnostici.

La questione della responsabilità

Con l’introduzione delle Case di Comunità, la responsabilità sanitaria si complica ulteriormente. In caso di errore o ritardo diagnostico, chi risponde? Il medico di turno? La gestione della struttura? L’ente coordinatore regionale? Il sistema di telemedicina?

Nella mia esperienza, ho visto come diversi tipi di ritardo diagnostico – che avvengano per liste d’attesa truccate o negligenza ospedaliera – portino alle stesse tragiche conseguenze. Qualche anno fa, ho seguito un caso in cui un paziente, affetto da ittero colestatico e ricoverato d’urgenza, non fu sottoposto ai doverosi e tempestivi accertamenti strumentali. Il ritardo diagnostico portò a un intervento tardivo e a complicanze fatali che il Tribunale di Velletri ha riconosciuto confermando la responsabilità della struttura sanitaria. Che il ritardo avvenga prima del ricovero per liste manipolate, o durante il ricovero per negligenza, il risultato è lo stesso: vite a rischio.

Quando i ritardi diventano risarcibili

Dal punto di vista legale, sia i trucchi attuali che i possibili fallimenti del nuovo sistema possono configurare responsabilità sanitaria. Ecco quando e come tutelare i propri diritti.

Diritti del paziente nelle liste d’attesa

Un ritardo nelle liste d’attesa può configurare un danno risarcibile se ha contribuito al peggioramento delle condizioni di salute del paziente. Le tempistiche massime per le prestazioni sono definite da precisi codici di priorità:

  • U (Urgente): entro 24 ore
  • B (Breve): entro 10 giorni
  • D (Differibile): entro 30 o 60 giorni
  • P (Programmabile): entro 120 giorni

Se il tuo caso non rispetta questi standard temporali, il ritardo ingiustificato può diventare elemento probatorio fondamentale in un’azione legale. L’imperativo per il paziente è documentare tutto: conserva ogni richiesta medica, referto, comunicazione e tentativo di prenotazione. La documentazione accurata è la base su cui costruire una richiesta di risarcimento efficace.

Responsabilità nelle nuove strutture territoriali

Le Case di Comunità rappresentano un’evoluzione del sistema sanitario, ma introducono anche nuove complessità legali:

Teleconsulti e responsabilità a distanza: Chi risponde se un consulto medico a distanza porta a una diagnosi errata o ritardata? La responsabilità del medico consulente, della struttura che eroga il servizio, o del sistema tecnologico?

Frammentazione delle cure: Con pazienti che si muovono tra hub, spoke e ospedali, chi garantisce la continuità assistenziale? La perdita di informazioni tra diverse strutture può causare ritardi diagnostici con conseguenze fatali.

Competenze del personale: Se un medico non specializzato in servizio H24 in una Casa di Comunità commette un errore di valutazione, la responsabilità è personale o della struttura che ha organizzato il servizio?

Come tutelare i propri diritti

Se sospetti di aver subito danni a causa di ritardi diagnostici o errori nel nuovo sistema territoriale:

  1. Raccogli immediatamente tutta la documentazione: referti, cartelle cliniche, comunicazioni, tentativi di prenotazione
  2. Documenta i tempi: annota date, orari, nomi degli operatori contattati
  3. Conserva le prove del danno: come il ritardo ha peggiorato le tue condizioni
  4. Non agire da solo: rivolgiti a un avvocato specializzato in malasanità per analisi del caso e strategia legale

La tempestività è fondamentale: più tempo passa, più difficile diventa ricostruire la dinamica degli eventi e provare il nesso causale tra ritardo e danno.

Oltre le riforme: il problema della trasparenza

Il vero nodo da sciogliere non è tecnologico o organizzativo, ma di credibilità e trasparenza del sistema sanitario nel suo complesso.

Non servono nuove riforme se non si affronta prima l’onestà del sistema attuale. Le Case di Comunità rischiano di diventare solo un nuovo palcoscenico per vecchi trucchi, con medici non specializzati che coprono turni impossibili mentre i dati ufficiali continuano a mentire sulla realtà.

La vera riforma inizia dalla trasparenza. Fino a quando gli ospedali potranno barare sulle liste d’attesa senza conseguenze reali, nessuna ristrutturazione sarà credibile. I pazienti meritano un sistema che non solo prometta cure migliori, ma che si assuma la responsabilità concreta dei propri fallimenti.

Le soluzioni esistono, ma richiedono volontà politica e controlli:

  • Audit indipendenti sulle liste d’attesa reali
  • Sanzioni effettive per chi manipola i dati
  • Trasparenza totale sui tempi di attesa e le prestazioni erogate
  • Responsabilità personale per i dirigenti che coprono le inefficienze

Senza questo cambio di passo culturale, ogni riforma rimarrà sulla carta, mentre i pazienti continueranno a pagare con la salute e la vita le disfunzioni di un sistema che antepone l’apparenza alla sostanza.

Se hai subito danni a causa di ritardi diagnostici, contattaci per una valutazione gratuita del tuo caso.

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