Omessa rimozione di calcoli biliari, infezione ospedaliera e decesso: condanna per perdita di chance di sopravvivenza
Il Tribunale di Napoli ha riconosciuto la responsabilità di diverse strutture sanitarie per una serie di gravi negligenze che hanno portato al decesso di un paziente, liquidando un risarcimento di oltre 594.000 euro per la perdita del 50% delle sue chance di sopravvivenza. Il paziente era stato sottoposto a un intervento di colecistectomia laparoscopica eseguito in modo errato, con la mancata asportazione completa dei calcoli biliari, che avevano poi migrato causando ittero e una successiva pancreatite acuta.
I medici avevano dimesso prematuramente il paziente senza accertarsi dell’eventuale presenza di calcoli residui e senza prescrivere terapie preventive. Ciò aveva favorito lo sviluppo di un’infezione nosocomiale e il progressivo aggravarsi del quadro clinico, culminato in una pancreatite necrotica. Il Tribunale ha inoltre evidenziato la mancata adozione di adeguate misure contro le infezioni ospedaliere e una sottovalutazione della gravità del caso da parte delle équipe mediche durante i successivi ricoveri. Per questi errori, il paziente ha subito una lunga e dolorosa agonia di circa due anni e mezzo prima del decesso. Il Tribunale ha accolto le tesi dei familiari, riconoscendo il danno da perdita di chance di sopravvivenza subito dal paziente e trasmesso agli eredi.
Segue il riepilogo della sentenza a cura dell’Avv. Vincenzo Liguori:
Trib. Napoli 19/5/2023 n. 5201: responsabilità per omessa asportazione dei calcoli biliari, infezione nosocomiale, pancreatite necrotica e decesso del paziente.
Paziente sottoposto ad un errato intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica con incompleta asportazione di tutti i calcoli biliari, conseguente migrazione iatrogena dei calcoli nella via biliare della colecisti, ittero causato da un’ostruzione del coledoco e successiva pancreatite acuta.
I medici, dopo l’intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica, erroneamente ed incautamente dimettevano il paziente senza praticargli esami strumentali per valutare l’esistenza di calcoli non asportati e senza somministrargli alcuna terapia per evitare la formazione di ulteriori calcoli, provocando altresì un’infezione latente che si manifestava tramite l’insorgenza di pancreatite acuta successivamente evolutasi in pancreatite necrotica.
Gli operatori e le equìpe chirurgiche, inoltre, nel corso dei vari ricoveri, non valutavano il paziente secondo gli indici di gravità clinica adeguati al caso concreto e ciò non consentiva loro di considerare la reale gravità del caso e di optare per il più idoneo, corretto e tempestivo approccio terapeutico e/o chirurgico.
Le strutture responsabili, inoltre, non avevano istituito alcuna Commissione tecnica responsabile della lotta contro le infezioni nosocomiali e non avevano adottato alcuna idonea strategia preventiva e/o presidio atto a prevenire il rischio di infezioni ospedaliere.
La mancata adeguata profilassi antibiotica e la scarsa sterilità delle sale operatorie, del materiale chirurgico utilizzato e del personale, provocavano l’inoculazione di germi nel cavo operatorio e un’infezione da contaminazione iatrogena di microrganismi patogeni nosocomiali quali Streptococcus Anginosus, Acinetobacter Baumani, Candida Albicans e Pseudomonas Aeruginosa.
Il paziente, a causa dei predetti errori medici, subiva in vita eccezionali sofferenze fisiche, psichiche, biologiche, esistenziali e morali, per il periodo, durato circa due anni e mezzo, di lenta ma progressiva agonia intercorso tra il primo intervento ed il successivo decesso
Il Tribunale:
– accoglie le tesi dei familiari del paziente;
– rigetta le tesi delle strutture sanitarie;
– riconosce il danno da perdita di occasione favorevole subìto dalla vittima in vita;
– condanna le strutture sanitarie al risarcimento di tutti i danni subiti in vita dal de cuius;
– liquida agli eredi (moglie e figli) del de cuius il danno da perdita di chance, trasmesso loro iure hereditatis dal defunto, per la perdita delle concrete chance di sopravvivenza che lo stesso avrebbe avuto in caso di corretta e tempestiva strategia chirurgica.