Risarcimento di € 285.841,09 al figlio non convivente della vittima – morte per errore medico – mancata prevenzione di ischemia

Ospedale condannato: mancata prevenzione ischemia fatale dopo un TIA

Riconoscendo la responsabilità di una struttura sanitaria, il Tribunale di Napoli ha accertato che il decesso di un paziente, sopraggiunto dopo un attacco ischemico transitorio (TIA), è stato causato dalla mancata somministrazione delle adeguate terapie preventive per evitarne la recidiva. Nonostante i sintomi neurologici e l’episodio di TIA, l’attenzione medica si era concentrata su altri aspetti, sottovalutando il concreto rischio di un nuovo evento ischemico, che era invece altamente probabile e prevenibile.

Il personale medico ha superficialmente valutato la situazione clinica del paziente, omettendo la somministrazione dei farmaci indicati dai protocolli medici. Di conseguenza, il paziente ha subito una recidiva di ischemia, che ha portato al suo decesso per arresto cardio-respiratorio.

Accogliendo le richieste del figlio non convivente del paziente, il Tribunale ha riconosciuto il danno da perdita del rapporto parentale e ha condannato l’ospedale al risarcimento di oltre 285.000 euro, evidenziando la grave negligenza nella gestione post-TIA del paziente.

Segue il riepilogo della sentenza a cura dell’Avv. Vincenzo Liguori:

Trib. Napoli 16/12/2024 n. 10886: responsabilità per omessa prevenzione dell’attacco ischemico transitorio (TIA) e decesso del paziente.

Il paziente subiva un attacco ischemico transitorio che lo aveva portato a richiedere le immediate cure del Pronto Soccorso. Nel corso del ricovero, i medici in servizio presso l’ospedale somministravano al paziente un trattamento farmacologico inidoneo ed insufficiente rispetto a quello invece codificato e previsto dai protocolli. Nel corso della degenza le condizioni cliniche del paziente peggioravano sempre più. Lo sventurato paziente, dopo alcune ore, subiva una recidiva di attacco ischemico e, successivamente, decedeva per arresto cardio-respiratorio.

Il personale medico, infatti, nel corso della degenza del paziente, del tutto erroneamente ed inescusabilmente:

– sottovalutava la sintomatologia grave presentata dal paziente;

– errava nella somministrazione delle cure farmacologiche, non mettendo in atto le terapie preventive previste dai protocolli;

– non somministrava al paziente – come invece prescrivevano le linee guida di riferimento – anticoagulanti ed antiaggreganti piastrinici, il che avrebbe consentito di evitare il catastrofico finale evento ischemico cerebrale.

Il Tribunale:

– accoglie le tesi del figlio del paziente;

– rigetta le tesi della struttura sanitaria;

– riconosce il danno da perdita del rapporto parentale subìto dal figlio superstite;

– condanna la struttura sanitaria al risarcimento di tutti i danni subiti dal figlio non convivente.

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