Violenza negli ospedali: l’escalation silenziosa che mina il sistema sanitario italiano

Una realtà emergenziale si sta consolidando silenziosamente tra i corridoi degli ospedali italiani. I dati INAIL registrano  un quadro preoccupante: nei contesti di cura si verificano in media 1.600 aggressioni l’anno contro il personale medico e socio-sanitario. Il 37% degli episodi avviene nel settore di assistenza sanitaria: ospedali, case di cura, istituti e policlinici universitari. Infatti, neanche studenti e specializzandi sono estranei a minacce ed aggressioni, ormai in aumento.

Solo lo scorso 27 maggio uno specializzando del Policlinico di Napoli è stato schiaffeggiato dal marito di una paziente, sbattendo contro un pilastro. L’uomo ha aggredito lo specializzando mentre effettuava una consulenza, accusandolo di aver cagionato alla moglie dolori e malessere.

Un dato rilevante, ancor più allarmante, riguarda il fatto che il 71% delle aggressioni si verifica contro le donne, professioniste che operano nel sistema sanitario e che oggi risultano sempre più vessate e minacciate. I dati in questione descrivono una situazione che, purtroppo, è diventata tendenza: le aggressioni contro il personale medico non sono più episodi sporadici, ma un fenomeno effettivo non ancora arginato da strumenti immediati e decisivi. 

Le radici sistemiche del conflitto

Le aggressioni contro i medici e il personale socio-sanitario rappresentano il sintomo manifesto di disfunzioni strutturali profonde, generate da cause differenti che si intrecciano in un quadro complesso di criticità sistemiche:

  • Carenza di personale medico e sovraccarico strutturale, determinati principalmente dai tagli che i politici hanno effettuato sui fondi destinati alla sanità pubblica. Meno assunzioni e più precari. Con meno medici a disposizione, il carico di lavoro si riparte tra il personale ridotto, che risulta oberato di mansioni e urgenze.
  • Tempi di attesa prolungati che fungono da catalizzatori di tensioni. I pazienti che scelgono di affidarsi alla sanità pubblica, infatti, spesso fanno i conti con liste d’attesa sempre più lunghe e, anche nelle situazioni di urgenza, con tempistiche eccessive. Ciò è determinato proprio dal sovraccarico di lavoro che grava sul personale sanitario.
  • Deterioramento della comunicazione paziente-sanitario.  L’interazione tra medici e pazienti, infatti, risulta oggi sempre più compromessa (soprattutto nel servizio pubblico). La mancata comunicazione spesso non riguarda solo il rapporto medico-paziente, ma anche le carenti interazioni tra gli stessi medici o il coordinamento inefficiente tra una struttura sanitaria e l’altra. A pagarne le conseguenze sono la salute dei pazienti e la qualità del lavoro del personale medico.

Oltre la colpevolizzazione: una visione sistemica

Le dinamiche di aggressioni e minacce al personale medico spesso sono correlate al paradosso della doppia vittimizzazione. Il medico diventa vittima della violenza di pazienti o parenti, vittime a loro volta di errori medici e malasanità.

Si pensi al caso in cui un paziente muore in seguito ad un intervento chirurgico per errore medico, e la stessa equipe che lo aveva operato, viene aggredita dai familiari della vittima: una dinamica frequente nel quadro delle violenze contro il personale sanitario.

Anche in questo caso, occorre distinguere la responsabilità individuale dalla responsabilità sistemica. Con il concetto di responsabilità individuale si indica la negligenza del singolo medico o del singolo infermiere: sussiste, infatti, un nesso di causalità tra i danni subiti dalla vittima e l’errore individuale del professionista. Invece nell’ambito della responsabilità sistemica si fa riferimento a una situazione di carenze e inefficienze all’interno della struttura sanitaria. Si possono prendere come esempio un ospedale fatiscente, dispositivi non aggiornati, assenza di macchinari adeguati, ecc.

La violenza contro il personale sanitario rimane inaccettabile in ogni circostanza, indipendentemente dalle responsabilità sottostanti. Tuttavia, nei casi di malasanità, un’analisi obiettiva e completa delle responsabilità – che distingua tra errori individuali e carenze sistemiche – risulta fondamentale non solo per garantire giustizia alle vittime, ma anche per identificare le vere radici dei problemi e prevenire il ripetersi di situazioni analoghe. Una valutazione accurata delle responsabilità sarà inoltre determinante in vista di eventuali azioni legali. 

Responsabilità politiche e dirigenziali 

In questo contesto risultano fondamentali le responsabilità politiche e dirigenziali. Le decisioni prese da dirigenti di aziende sanitarie pubbliche e dalla classe politica possono incidere efficacemente su una situazione che ormai è divenuta un’emergenza. Le direzioni ospedaliere possono promuovere un ambiente di lavoro rispettoso ed efficiente, attraverso vari strumenti: 

  • incrementando il personale di sicurezza e le telecamere di sorveglianza negli ospedali; 
  • fornendo alle istituzioni report chiari sugli investimenti da affrontare per una maggiore efficienza dei reparti;
  • coordinando una ripartizione equa del carico di lavoro;
  • predisponendo corsi di formazione e strumenti efficaci sulla comunicazione tra medico e paziente, ma anche tra tutti i componenti delle varie équipe. 

Verso un sistema sanitario sostenibile

Una riforma politica e strutturale contro le aggressioni al personale medico è sempre più urgente. Le istituzioni hanno il dovere di attuare misure che prevengano e contrastino la violenza negli ospedali, a beneficio del personale sanitario e di tutti i pazienti.

Investire in dispositivi di sicurezza e in nuove assunzioni per la sorveglianza nelle varie strutture è fondamentale. Allo stesso tempo, la classe dirigente non può non investire nella sanità pubblica, dopo un’attenta analisi delle sue carenze e criticità. Assumere più medici e infermieri significa, infatti, promuovere una ripartizione del carico di lavoro equa e coordinata a beneficio di tutti i pazienti. Investire in dispositivi più moderni e tecnologici avrà per effetto, invece, la riduzione dei tempi di attesa sia nella fase di diagnosi sia nelle cure preposte.

I politici non possono – e non devono – voltarsi dall’altra parte: il supporto alla sanità pubblica è fondamentale. Il processo di prevenzione di minacce e aggressioni all’interno degli ospedali pubblici inizia da lontano: dal promuovere corsi di formazione incentrati sull’educazione civica e la comunicazione interpersonale.

Per l’attuale classe dirigente è una questione di responsabilità.