Se hai subito un errore medico, è naturale chiedersi chi ne sia responsabile: l’ospedale, il medico o la struttura privata. Ma la domanda più pressante è spesso un’altra: hai ancora tempo per chiedere un risarcimento o rischi di averlo già perso? Molti pazienti rimangono bloccati proprio qui, temendo che una scelta sbagliata possa compromettere definitivamente i loro diritti.
In Italia, infatti, le regole sulla responsabilità medica cambiano in modo significativo in base al luogo in cui si verifica l’errore. Ospedale pubblico e clinica privata non sono la stessa cosa per legge, e questa differenza incide su aspetti fondamentali della tutela del paziente: su chi deve rispondere dei danni, su quanti anni si hanno a disposizione per agire, su chi deve dimostrare la colpa e su quali soggetti debbano essere citati in giudizio.
Ospedale pubblico: responsabilità del SSN / ASL
Se l’errore medico è avvenuto in un ospedale pubblico, nella maggior parte dei casi il soggetto da citare in giudizio è la struttura sanitaria (ASL o Azienda Ospedaliera), che opera per conto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tra paziente e struttura pubblica si instaura infatti un rapporto di natura contrattuale, anche in assenza di un contratto firmato. Questo comporta importanti vantaggi per il paziente:
- un termine di prescrizione pari a 10 anni;
- onere della prova agevolato;
- maggiore solidità patrimoniale del soggetto responsabile.
In giudizio, il paziente è tenuto a provare l’esistenza del danno e il nesso causale con la prestazione sanitaria, mentre spetta alla struttura dimostrare di aver agito correttamente.
Attenzione: se decidi di citare in giudizio solo il medico dipendente, la responsabilità diventa extracontrattuale, con prescrizione ridotta a 5 anni e un onere probatorio più gravoso. È una scelta frequente, ma spesso controproducente.
Clinica privata o medico libero professionista: cosa cambia davvero?
Nei casi di malasanità che avvengono in cliniche private, la responsabilità non segue sempre le stesse regole. Tutto dipende da chi ha preso in carico il paziente e da come è stata erogata la prestazione sanitaria. Se la clinica è convenzionata al SSN vigono certe regole, se invece la struttura è totalmente privata o l’intervento è stato eseguito da un medico libero professionista, le conseguenze giuridiche cambiano in modo significativo. Vediamo ora nel dettaglio come cambiano le regole nei diversi casi e chi risponde realmente dell’errore medico.
Clinica privata accreditata dal SSN
Molti pazienti temono che il diritto al risarcimento sia svanito dopo pochi anni. Tuttavia se la prestazione nella clinica privata è avvenuta in convenzione con il SSN, la prescrizione è di 10 anni, non 5. Questo accade perché la struttura accreditata assume una responsabilità contrattuale verso il paziente. Che si tratti di un intervento o di un esame con impegnativa, la clinica è legalmente responsabile dei propri medici. Questo regime offre una protezione maggiore e un onere della prova agevolato. Se temi che il tuo caso sia prescritto, verifica subito la modalità di ricovero: potresti essere ancora in tempo per chiedere giustizia e ottenere il risarcimento.
Clinica privata totalmente privata
Nelle cliniche private non convenzionate il rapporto paziente-struttura è di natura puramente contrattuale. Anche in questo caso, il termine di prescrizione è di 10 anni. La giurisprudenza riconosce spesso una responsabilità solidale tra:
- la clinica;
- il medico che ha eseguito la prestazione;
- la compagnia assicurativa.
Dal punto di vista strategico, citare sia la struttura sia il professionista aumenta le garanzie di ottenere il risarcimento, soprattutto nei casi più complessi.
Medico libero professionista
Se hai subìto un danno da un medico libero professionista nel suo studio privato, il rapporto è puramente medico-paziente. In questo caso si applica la responsabilità extracontrattuale, che comporta:
- prescrizione di 5 anni;
- onere della prova interamente a carico del paziente;
- necessità di dimostrare colpa, nesso causale e danno.
A differenza di quanto accade con il SSN o con una clinica privata, dove la responsabilità è di natura contrattuale, qui una strategia sbagliata può compromettere definitivamente il diritto al risarcimento. Il nodo centrale diventa quindi qualificare correttamente la condotta del sanitario: si tratta di un errore scusabile o un comportamento caratterizzato da negligenza, imperizia o imprudenza?
Chi si cita in giudizio?
Subire un errore medico è un trauma, sbagliare il soggetto a cui chiedere i danni è un’ingiustizia ulteriore. Individuare correttamente chi citare in giudizio è un passaggio decisivo: una scelta sbagliata può ridurre i tempi a disposizione, rendere la prova più difficile o addirittura far perdere il diritto al risarcimento. Le regole cambiano a seconda che l’errore avvenga in una struttura pubblica, in una clinica privata o nell’ambito di un rapporto diretto con un medico libero professionista.
Se l’errore avviene in ospedale pubblico
- il soggetto principale da citare è l’ASL o Azienda Ospedaliera;
- la responsabilità è contrattuale;
- la prescrizione è di 10 anni;
- il singolo medico può essere coinvolto solo in casi particolari.
Citare esclusivamente il medico dipendente espone il paziente a rischi inutili, accorciando i termini e aggravando l’onere della prova.
Se l’errore avviene in una clinica privata
È possibile agire contro:
- la struttura sanitaria;
- il medico che ha causato il danno.
Struttura e sanitario rispondono spesso in solido, offrendo maggiori garanzie di ristoro.
Se il rapporto è con un medico privato
- l’azione va proposta solo contro il singolo professionista;
- la prescrizione è di 5 anni;
- la prova è più complessa.
Onere della prova: chi deve dimostrare cosa?
Uno dei timori più comuni dopo un errore medico è non riuscire a dimostrare la colpa. In realtà, l’onere della prova non grava sempre interamente sul paziente: tutto dipende dal tipo di struttura coinvolta e dal soggetto contro cui si agisce.
Quando l’errore avviene in una struttura pubblica o in una clinica accreditata dal SSN, la responsabilità è contrattuale e la posizione del paziente è più tutelata. È sufficiente dimostrare il danno e il collegamento con la prestazione sanitaria; spetta invece alla struttura provare di aver agito correttamente.
Se l’azione è rivolta solo contro un medico libero professionista, si applica la responsabilità extracontrattuale. In questo caso il paziente deve dimostrare la colpa del medico, il nesso causale e l’entità del danno.
Prescrizione: quanto tempo hai per agire?
Il tempo è un fattore decisivo nei casi di malasanità. Se lasci scadere i termini di prescrizione, perdi definitivamente il diritto al risarcimento, anche in presenza di un errore medico grave.
I termini da ricordare:
- 10 anni:
– ospedale pubblico
– clinica accreditata dal SSN
– clinica privata totalmente privata - 5 anni:
– medico libero professionista (fuori da strutture)
Sbagliare il soggetto da citare significa, spesso, accorciare drasticamente i tempi a disposizione.
Nei casi di risarcimento per errore medico, la strategia iniziale è decisiva. Sbagliare il soggetto da citare in giudizio può comportare:
- un onere della prova più complesso;
- una prescrizione più breve;
- la perdita definitiva del diritto al risarcimento.
Capire chi è realmente responsabile, quali sono i tempi e come impostare correttamente l’azione legale non è un dettaglio tecnico, ma la base per ottenere giustizia.
Hai subito un errore medico e non sai chi è responsabile? Contattaci per capire come procedere correttamente e tutelare i tuoi diritti.

