Quanto si può ottenere per un infortunio sul lavoro?

Cos’è un infortunio sul lavoro?

Per infortunio sul lavoro si intende una lesione, subita durante lo svolgimento dell’attività professionale, che determina la perdita parziale o totale della capacità lavorativa della persona e, in casi più gravi, la sua morte. Si parla di infortunio sul lavoro quando la lesione scaturisce da un rischio legato alla professione svolta: è determinante il nesso di causalità che intercorre tra il rischio professionale e il danno subito. L’infortunio sul lavoro deriva sempre da una causa violenta, come cadute, urti e inalazione di sostanze dannose. 

Infarto da stress lavorativo 

Oggi è considerato infortunio sul lavoro anche l’infarto da stress lavorativo: si pensi ad un dipendente che, per raggiungere gli obiettivi richiesti dall’azienda, deve lavorare ben oltre l’orario predefinito di attività, rischiando di dormire poco, trascurare i suoi affetti, abitudini di vita salutari e il suo benessere psichico. In questo caso il datore di lavoro è tenuto a risarcire il dipendente sia per l’infarto provocato dall’eccessivo carico di lavoro, sia per il danno morale

Chi è responsabile in caso di infortunio?

La posizione della Corte di Cassazione è chiara: “Il datore di lavoro è sempre responsabile dell’infortunio occorso al dipendente, sia quando ometta di adottare le misure protettive, sia quando, pur avendo adottate le necessarie misure, non accerti e vigili affinché queste siano di fatto rispettate da parte del lavoratore” (sentenza della Corte di Cassazione n. 2209 del 2016).

Gli obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro è responsabile dell’organizzazione aziendale. Il decreto legislativo 81/2008 introduce specifici obblighi per gli imprenditori, tra cui: 

  • la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR);
  • l’indicazione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP);
  • la formazione dei lavoratori in tema sicurezza;
  • la comunicazione all’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) dei dati inerenti agli infortuni sul lavoro. 

Il datore di lavoro è responsabile anche in caso di negligenza del dipendente infortunato?

Secondo la Corte di Cassazione, sì.

Il datore di lavoro deve assicurarsi che il dipendente rispetti tutte le misure di sicurezza. Inoltre, le misure di prevenzione devono ridurre al minimo i rischi legati a comportamenti negligenti, imprudenti o inesperti dei dipendenti.

Per il datore di lavoro, la condotta richiesta dagli obblighi previsti dalla legge rientra nella cosiddetta responsabilità oggettiva.

Prendiamo il caso di un operaio che cade e sbatte la testa, ma nessuno aveva controllato che indossasse il casco protettivo.

Si parla invece di responsabilità soggettiva quando è la condotta del datore a causare direttamente l’infortunio del dipendente. Ad esempio, un operaio muore sbattendo la testa durante una caduta, ma non gli erano stati forniti i dispositivi di sicurezza (tra cui il casco protettivo), come previsto dalla legge.

Cosa fare dopo un infortunio sul lavoro

In caso di sinistro sul lavoro, il dipendente deve:

  • chiedere immediatamente soccorso;
  • informare il datore di lavoro;
  • richiedere al proprio medico curante il certificato medico di infortunio, con indicazione di diagnosi e giorni di inabilità lavorativa;
  • consegnare una copia del certificato al datore di lavoro, che comunicherà all’INAIL il sinistro.            

Prima della scadenza della prognosi, il lavoratore deve recarsi all’INAIL per una visita medica di controllo, che attesterà se è idoneo per essere reintegrato a lavoro.

Come avviene il risarcimento per infortunio sul lavoro 

Ogni datore di lavoro è tenuto a garantire una copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali per i propri dipendenti, collaboratori e lavoratori con contratti flessibili, versando all’INAIL l’importo previsto dalla legge.

In caso di infortunio che comporta un’inabilità lavorativa superiore a 4 giorni, il lavoratore ha diritto a:

  • ricevere il 100% dello stipendio per il giorno successivo all’infortunio, a carico del datore di lavoro;
  • ricevere il 60% della retribuzione media giornaliera nei tre giorni seguenti, sempre a carico del datore;
  • un’indennità INAIL pari al 60% della retribuzione media giornaliera fino al 90° giorno di assenza;
  • un’indennità INAIL pari al 75% dello stesso importo dal 91° giorno fino alla completa guarigione.

Richiesta di risarcimento al datore di lavoro

Il dipendente può chiedere un risarcimento per infortunio sul lavoro direttamente al suo datore per eventuali danni aggiuntivi legati all’inabilità lavorativa, entro 10 anni dall’infortunio, se il datore ha una responsabilità personale nell’accaduto (responsabilità soggettiva).

Per procedere, deve:

  • rivolgersi a un avvocato specializzato;
  • raccogliere prove utili a ricostruire l’incidente, come video, foto, tabulati e testimonianze.

Sarà poi l’avvocato a tentare una risoluzione del conflitto in via stragiudiziale. Se questo tentativo non porta risultati, si potrà avviare una causa in tribunale.

Per ottenere il risarcimento, è fondamentale dimostrare l’esistenza del rapporto di lavoro, i danni subiti e il legame diretto tra l’attività lavorativa svolta e l’infortunio.

Danni risarcibili 

In ambito giudiziale o stragiudiziale, il dipendente può chiedere al datore di lavoro il risarcimento per:

  • danno esistenziale: il peggioramento della qualità della vita dovuto all’infortunio (es. perdita dell’autonomia, limitazioni nelle attività quotidiane);
  • danni morali: il dolore, la sofferenza e lo stress psicologico causati dall’evento;
  • danni patrimoniali: le perdite economiche subite, come mancati guadagni o spese aggiuntive;
  • spese mediche e cure future;
  • inabilità lavorativa permanente.

Come si calcola il risarcimento per infortunio sul lavoro?

Il risarcimento per infortunio sul lavoro, quindi per invalidità temporanea o permanente, si calcola in base a diversi fattori, quali: 

  • percentuale di invalidità (ad una maggiore invalidità, corrispondono più danni e presunte perdite di chance);
  • età del lavoratore;
  • reddito annuo;
  • durata dell’inabilità temporanea o permanente.

Si pensi ad un lavoratore con reddito annuo basso che dovrà affrontare spese mediche per tutta la vita: la decisione del giudice, in caso di esito favorevole della causa, assicurerà al dipendente un indennizzo più alto e duraturo. 

Con l’assistenza di un avvocato esperto in risarcimento danni e una perizia medico-legale, ogni caso sarà singolarmente valutato

Quali sono i tempi per ottenere un risarcimento 

Le tempistiche variano in base a vari fattori, quali: 

  • a gravità dell’infortunio, ovvero quanto seriamente è stata compromessa la salute del lavoratore;
  • la prognosi, cioè il tempo necessario per la guarigione e il ritorno alla normale attività lavorativa, che può influenzare sia la valutazione del danno che le fasi successive della pratica;
  • i tempi di risposta dell’INAIL, che può impiegare settimane o mesi per completare l’istruttoria e definire l’indennizzo;
  • le tempistiche legate alla negoziazione stragiudiziale oppure a un eventuale processo in tribunale, se la controversia non si risolve in via amichevole.

Un infortunio sul lavoro può avere conseguenze devastanti per un dipendente, sia a livello fisico che economico e psicologico, minando il suo diritto fondamentale alla salute (stabilito dalla Costituzione). Rivolgersi ad un avvocato specializzato in diritto del lavoro e risarcimento danni è fondamentale per aumentare le possibilità di ottenere un importo equo e giusto.

Hai subito un infortunio sul lavoro? Verifica se hai diritto a un risarcimento.