Medici gettonisti: quando il risparmio mette a rischio la sicurezza dei pazienti

Dal 31 luglio 2025, gli ospedali pubblici non possono più assumere i cosiddetti “medici gettonisti” – professionisti che lavorano a chiamata, pagati a ore, attraverso cooperative o aziende private. Questa decisione, contenuta nel decreto del Ministro della Salute del 17 giugno 2024, segna la fine di un fenomeno che negli ultimi anni ha caratterizzato la sanità italiana: circa il 30% dei pronto soccorso italiani ha in organico medici provenienti da cooperative, con alcune strutture che arrivano a dipendere dai gettonisti fino all’80% dei turni.

Ma cosa significa realmente questo divieto per la sicurezza dei pazienti? E quali sono le implicazioni legali quando la discontinuità nelle cure può contribuire a errori sanitari?

Il fenomeno gettonisti: una soluzione costosa ai problemi del SSN

La fondazione Gimbe ha calcolato che la spesa nel solo periodo gennaio-agosto 2023 è stata pari a 476,4 milioni di euro, cifra che è doppia rispetto agli oltre 230 milioni spesi nell’anno precedente. Una crescita esponenziale che testimonia quanto questo sistema sia diventato una stampella essenziale per un Servizio Sanitario Nazionale in affanno.

Chi sono questi professionisti? Sono medici chiamati “a gettone”, ovvero pagati per un singolo turno (di solito di 12 ore), che operano in un settore attualmente privo di regole precise. Il loro utilizzo è diventato massiccio soprattutto negli ospedali più piccoli e periferici, dove la carenza di personale è più acuta.

Il problema principale? È possibile cumulare anche più turni uno di seguito all’altro. Questo porta a situazioni paradossali in cui un medico può lavorare per 36 ore consecutive, una condizione che mette inevitabilmente a rischio la lucidità e l’efficacia delle prestazioni sanitarie.

I rischi nascosti della discontinuità assistenziale

Dal punto di vista della sicurezza dei pazienti, l’ampio ricorso ai gettonisti presenta problematiche serie che vanno ben oltre i costi economici:

Mancanza di formazione specifica

Il primo problema riguarda la formazione e la competenza dei professionisti. Le cooperative che forniscono gettonisti spesso non applicano gli stessi criteri selettivi rigorosi previsti per i medici dipendenti del servizio pubblico.

Un aspetto ancora più critico emerge dalla mancanza di specializzazione appropriata: capita frequentemente che medici specializzati in una disciplina vengano assegnati a reparti completamente diversi dalla loro area di competenza. Questa discrasia tra formazione e mansioni assegnate rappresenta un fattore di rischio significativo per la sicurezza dei pazienti e solleva questioni importanti dal punto di vista della responsabilità medica.

Spezzettamento della gestione del personale

L’altro rischio consiste nello spezzettamento della gestione del personale delle strutture del pronto soccorso. Un aspetto cruciale che coinvolge direttamente la qualità delle cure: quando i professionisti cambiano continuamente, diventa impossibile garantire una presa in carico coordinata del paziente.

“Se i professionisti stanno per due turni e poi se ne vanno, è impossibile organizzare le strutture, trasmettere indirizzi e protocolli”, spiega Fabio De Iaco, ex presidente della Simeu (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza). Questa frammentazione può tradursi in errori di comunicazione, perdita di informazioni cruciali e mancanza di continuità terapeutica.

Sovraccarico e stress eccessivo

La possibilità di cumulare turni senza limiti chiari espone sia i medici che i pazienti a rischi significativi. Come già documentato in precedenti analisi sulla crisi del SSN, lo stress eccessivo e i turni prolungati rappresentano fattori di rischio concreti per l’insorgenza di errori medici.

Questo sovraccarico si inserisce in un quadro già compromesso da altri fattori che rendono poco attrattiva la specializzazione in medicina d’urgenza: dalle aggressioni sempre più frequenti al personale sanitario agli stipendi poco competitivi. Un circolo vizioso che alimenta la carenza di medici specializzati e costringe gli ospedali a ricorrere sempre più ai gettonisti.

Responsabilità legale: chi risponde in caso di errore?

Dal punto di vista giuridico, la questione dei gettonisti apre scenari complessi in termini di responsabilità medica. Quando un errore viene commesso da un medico gettonista, chi ne risponde? La struttura sanitaria, il singolo professionista, o la cooperativa che lo ha fornito?

Il quadro normativo della responsabilità

La Legge Gelli-Bianco precisa come la copertura di responsabilità civile professionale obbligatoria sia diversa a seconda se a tutelarsi sia un medico libero-professionista o un dipendente di struttura sanitaria. I gettonisti si trovano in una posizione ibrida: non risultano essere né puri libero-professionisti né dipendenti di struttura sanitaria.

In ogni caso, quando si verificano errori, è sempre la struttura ospedaliera a rispondere dei danni causati dai medici che utilizza, indipendentemente dal fatto che siano dipendenti o gettonisti esterni. Questo significa che, in caso di errore, la responsabilità principale ricade sulla struttura ospedaliera che ha utilizzato il gettonista.

Le problematiche assicurative

Un aspetto critico riguarda la copertura assicurativa: i “gettonisti”, dovranno stipulare, a loro spese, una polizza assicurativa per colpa grave, che sollevi l’amministrazione dagli eventuali danni causati a terzi. Questa disposizione, introdotta dalle nuove normative, cerca di chiarire le responsabilità, ma lascia aperti interrogativi sulla tutela effettiva dei pazienti in caso di danni.

Quando la cura diventa roulette

La conseguenza più grave di questo sistema frammentato ricade inevitabilmente sui pazienti. La mancanza di continuità assistenziale può contribuire a:

  • Errori di comunicazione tra turni e professionisti diversi
  • Perdita di informazioni cliniche essenziali per il follow-up
  • Ritardi diagnostici dovuti alla mancanza di familiarità con i protocolli interni
  • Inadeguata gestione delle emergenze per mancanza di esperienza specifica nel reparto

Nel contesto della malasanità, questi fattori possono diventare elementi contributivi in episodi di errore medico, complicando ulteriormente la ricostruzione delle responsabilità e l’ottenimento di giustizia per le vittime.

Il divieto: una soluzione senza alternative?

“Abbiamo accolto la decisione ministeriale di porre un freno ai gettonisti con gioia. È un segnale di riconoscimento e tutela per la nostra professionalità. Ma senza una strategia chiara per aumentare tempestivamente gli organici, andremo incontro a un salto nel buio”, commenta il presidente della Simeu.

Il problema è che molte cooperative vincolano i propri medici con clausole che impediscono loro di essere assunti dal SSN per almeno due anni dalla fine del contratto, rendendo questo bacino di professionisti di fatto inaccessibile per la sanità pubblica.

Le conseguenze immediate

Il 42% dei contratti gettonisti scadrà da qui a tre mesi, ed in alcune strutture i “medici a gettone” arrivano a coprire quasi l’80% dei turni. Questo significa che molti ospedali si troveranno rapidamente senza copertura adeguata, specialmente in un periodo come agosto, tradizionalmente critico per le ferie del personale sanitario.

Il rischio concreto? Alcune province siciliane, dove la dipendenza dai gettonisti supera il 70% dei turni, potrebbero registrare chiusure di reparti.

Un sistema più sicuro: le sfide del cambiamento

Il divieto dei gettonisti rappresenta un tentativo di restituire dignità e continuità al sistema sanitario pubblico, ma pone anche sfide immediate per la sicurezza dei pazienti. Come evidenziato in precedenti analisi, la carenza di personale medico qualificato è un problema strutturale che richiede soluzioni a lungo termine.

Le misure necessarie

Per garantire una transizione sicura e tutelare i diritti dei pazienti, servirebbero:

  1. Assunzioni straordinarie di personale medico specializzato
  2. Investimenti nella formazione per colmare le carenze nelle specializzazioni meno attrattive
  3. Miglioramento delle condizioni lavorative per trattenere i medici nel sistema pubblico
  4. Sistemi di monitoraggio della qualità delle cure durante la fase di transizione

L’importanza della tutela legale

In questo scenario di transizione, diventa ancora più cruciale per i pazienti conoscere i propri diritti e le tutele disponibili. Se hai subito danni a causa di discontinuità nelle cure, errori di comunicazione tra turni, o ritardi diagnostici che potrebbero essere collegati alla gestione frammentata del personale sanitario, è importante sapere che esistono strumenti legali per far valere i tuoi diritti.

I nostri risultati dimostrano che anche in situazioni complesse è possibile ottenere giustizia e un adeguato risarcimento per i danni subiti.

Hai subito danni a causa di discontinuità nelle cure o errori che potrebbero essere collegati alla gestione inadeguata del personale sanitario? Contatta il nostro studio per una valutazione gratuita del tuo caso.

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