Consenso informato: cosa succede quando il medico non spiega i rischi?

Primo piano dei risultati della risonanza magnetica

La fiducia nel rapporto medico-paziente è il presupposto fondamentale di qualsiasi percorso di cura e terapia. Tuttavia, un’esperienza che molti pazienti si trovano ad affrontare è la scoperta, a posteriori di un intervento, di aver subito una complicanza per la quale non erano stati precedentemente informati.

Immagina di svegliarti da un intervento chirurgico e di scoprire che le complicazioni che stai affrontando non ti sono mai state spiegate. Un rischio in cui avresti potuto non incorrere, se solo avessi avuto a disposizione tutte le informazioni necessarie per decidere. Il dubbio si fa strada: “Se avessi saputo, avrei scelto diversamente?”

Questa domanda tormenta molti pazienti. Ed è proprio qui che entra in gioco il consenso informato. Non è un documento da firmare in fretta, ma l’espressione di un dialogo: un medico che spiega, un paziente che comprende e quindi consapevolmente decide. È un diritto inalienabile, che protegge l’autonomia e la dignità di ogni persona. Se questo diritto viene negato, se le informazioni sui rischi, benefici e alternative non vengono fornite, il paziente diventa da soggetto attivo, un semplice soggetto passivo del trattamento.

Ogni paziente ha il diritto di essere protagonista delle proprie scelte di salute, ed è per questo che la mancanza di un adeguato consenso informato può aprire la strada a una richiesta di risarcimento per i danni subiti. 

Cosa significa consenso informato: oltre la semplice firma

Spesso, quando si parla di “consenso informato”, l’immagine che emerge è quella di un foglio di carta da firmare velocemente prima di un intervento. Invece il consenso informato non si limita a una semplice firma. È la manifestazione di una scelta libera e consapevole del paziente, che accetta o rifiuta un trattamento sanitario solo dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie.

Non a caso, si parla di consenso:

  • Formale, che si concretizza nella firma del documento
  • Sostanziale, ben più importante, che si basa su un dialogo chiaro e onesto tra medico e paziente. Qui il medico spiega tutto con parole semplici e il paziente ha il tempo e lo spazio per capire e decidere

I quattro elementi essenziali del consenso informato

Per essere valido, il consenso informato richiede la comunicazione completa di quattro elementi chiave:

  • I rischi e gli effetti collaterali di un trattamento
  • I benefici e i risultati attesi
  • Le alternative terapeutiche disponibili
  • Le conseguenze del rifiuto a sottoporsi alla cura proposta

I fondamenti giuridici

Il consenso informato trova fondamento in due capisaldi giuridici a livello nazionale e internazionale. In Italia il suo pilastro è l’articolo 32 della Costituzione, che protegge l’autodeterminazione del paziente in materia di salute, impedendo trattamenti sanitari obbligatori contro la sua volontà. A livello internazionale, la Convenzione di Oviedo (1997) rafforza questo principio, affermando che il consenso libero e informato è una condizione essenziale per qualsiasi atto medico, riconoscendo il primato della persona umana.

Quando il mancato consenso informato diventa risarcibile

Il mancato consenso informato diventa risarcibile quando si dimostra che la sua violazione ha causato un danno al paziente. La responsabilità del medico non deriva solo da un errore tecnico nell’intervento, ma anche dalla mancata o insufficiente informazione che ha impedito al paziente di scegliere liberamente.

La giurisprudenza ha identificato tre casi principali in cui l’omissione informativa è sanzionabile:

  1. Omessa informazione totale: il medico non ha informato il paziente sui rischi e le alternative
  2. Informazione incompleta: ha fornito informazioni parziali, ingannando o minimizzando i rischi
  3. Informazione non comprensibile: il medico ha usato un linguaggio troppo tecnico, non assicurandosi che il paziente avesse capito

La differenza cruciale: consenso informato vs consenso al trattamento

È fondamentale distinguere tra consenso informato e consenso al trattamento:

  • Il consenso al trattamento è l’atto finale, l’autorizzazione che dai al medico a procedere con una specifica cura o procedura medica. È la manifestazione di un “sì” o un “no”.
  • Il consenso informato è il processo che porta a quella scelta. Si sviluppa da un percorso di dialogo e informazione che il medico deve compiere per assicurarsi che il paziente comprenda pienamente rischi, benefici, alternative e le conseguenze del suo rifiuto.

Senza un consenso informato valido, il consenso al trattamento non ha valore. In altre parole, il consenso informato è il “perché” e il “come” della scelta, mentre il consenso al trattamento è il “cosa” finale della scelta stessa.

Risarcimento anche quando l’intervento riesce

La violazione del consenso informato può portare a un risarcimento anche quando l’intervento è tecnicamente riuscito. Nella mia esperienza in casi di malasanità, posso evidenziare che l’esempio tipico è un intervento non urgente: ti sottoponi a un intervento chirurgico non salvavita, ma il medico non ti informa che esiste una terapia farmacologica alternativa, seppur meno risolutiva, che avresti potuto preferire per evitare i rischi dell’operazione. Il risarcimento in questo caso copre la mancata possibilità di scelta.

Il danno da autodeterminazione: quando la scelta viene negata

In materia, possiamo evidenziare il danno da autodeterminazione, che non sussiste in un risarcimento per una complicanza medica, ma per la perdita del tuo diritto di scegliere liberamente e consapevolmente sul tuo corpo.

Quantificare il danno da autodeterminazione è complesso perché non si basa su un danno fisico evidente. La sua valutazione si basa su due elementi chiave:

  1. La prova del nesso causale. Devi dimostrare, con un elevato grado di probabilità, che, se fossi stato correttamente informato, avresti scelto diversamente. Tale prova può essere fornita tramite testimonianze, perizie medico-legali e, soprattutto, la dimostrazione che l’alternativa esistente (es. terapia farmacologica anziché chirurgica) era ragionevole e praticabile.

  2. La quantificazione del danno. Il risarcimento viene stabilito dal giudice in via equitativa. Si tiene conto di vari fattori come la gravità della patologia, la differenza tra il trattamento eseguito e quello che avresti scelto, e le conseguenze psicologiche della mancata informazione. Non esiste una tabella fissa, ma si valuta caso per caso, basandosi sull’esperienza e sul buon senso del giudice.

Nella nostra esperienza abbiamo seguito un caso di malasanità che ha visto il Tribunale di Torre Annunziata condannare un ospedale per una serie di errori medici. Una donna si è recata in ospedale per un’interruzione di gravidanza, ma a causa dell’imperizia medica, l’intervento è fallito. I dottori non si sono accorti che la gravidanza non era in realtà stata interrotta e che il feto era ancora presente, costringendo la paziente a proseguire una gravidanza indesiderata. Alla nascita, è stata diagnosticata una grave malformazione fetale alla neonata che l’ha portata a vivere solo sei mesi, dopo un difficile percorso di cure.

Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità della struttura sanitaria, condannandola a risarcire la madre per tutti i danni subiti. La sentenza ha stabilito un maxi-risarcimento che copre la lesione del diritto all’autodeterminazione e il danno non patrimoniale per la perdita del rapporto parentale, calcolato secondo le tabelle del Tribunale di Milano. In questo caso la lesione del diritto all’autodeterminazione è stata liquidata in modo extra-tabellare, con cifre che vanno ben oltre i parametri fissati dai principali tribunali d’Italia in materia.

Come documentare la violazione del consenso informato

Conservare la documentazione è il primo passo per affrontare una violazione del consenso informato. È determinante raccogliere tempestivamente le prove:

  • Documentazione medica completa: referti, esami, esiti di interventi
  • Comunicazioni scritte con l’equipe medica
  • Testimonianze di terzi, se disponibili

Durante i colloqui, è importante essere proattivo: puoi registrare (con il permesso delle parti) o annotare i punti chiave delle conversazioni.

Il fulcro della prova è la cartella clinica. Hai diritto a richiederla e verificarne l’integrità; ogni anomalia, come parti mancanti o informazioni contraddittorie, può essere un forte indizio di violazione.

Quando rivolgersi a un avvocato specializzato

È necessario cercare una consulenza legale specializzata al primo segnale di una possibile violazione. Questi segnali possono essere:

✅ La mancata spiegazione dei rischi e delle alternative terapeutiche

✅ La fretta nella firma dei documenti

✅ Un danno subìto che non era stato menzionato come possibile complicazione

Solo un avvocato specializzato in malasanità può valutare se ci sono le basi per agire nelle aule giudiziarie. Lo Studio Legale Liguori, con la sua comprovata esperienza in materia, è in grado di navigare le complessità di questi casi e ottenere il giusto risarcimento per i propri assistiti.

Ritieni di non essere stato informato adeguatamente sui rischi? Contattaci per valutare se hai diritto a un risarcimento.

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