Cartelle cliniche manomesse: superare gli ostacoli invisibili nei casi di malasanità

Le cartelle cliniche dovrebbero raccontare la storia completa di ogni paziente, senza omissioni né alterazioni. Purtroppo, da anni di pratica legale in ambito sanitario emerge una realtà diversa: la sfida principale nei casi di presunta malasanità non è tanto dimostrare l’errore medico, quanto ricostruire la verità.

Spesso, questa ricerca si scontra con la documentazione clinica: può essere incompleta, lacunosa o, peggio ancora, intenzionalmente alterata. È un paradosso amaro: i documenti che dovrebbero fare chiarezza finiscono invece per nascondere i fatti.

La cartella clinica: atto pubblico e diario della verità

La cartella clinica è molto più di un insieme di annotazioni: è un atto pubblico di fondamentale importanza. Ha il valore di un vero e proprio “diario” che attesta il decorso della malattia e ogni evento clinico significativo del paziente. Per questo, la compilazione e conservazione della cartella clinica sono regolate da obblighi di legge stringenti, indispensabili per garantire cure trasparenti e tracciabili.

Come ribadito dalla recente Sentenza della Corte di Cassazione n. 17647 del 9 maggio 2025, le annotazioni devono rispettare criteri rigorosi:

  • Veridicità: le informazioni devono corrispondere per intero alla realtà, senza margini di dubbio e di discrezionalità;
  • Completezza: devono includere ogni notizia rilevante per il percorso clinico;
  • Immediatezza: gli eventi vanno registrati senza ritardi, appena si verificano;
  • Continuità: occorre riportare la sequenza di interventi, diagnosi, prognosi e prescrizioni in ordine tassativamente cronologico.

È fondamentale comprendere che la cartella clinica ha “fede privilegiata”, attestando non solo l’atto medico in sé, ma anche la sua precisa sequenza temporale. Ogni intervento, quindi, dev’essere descritto in modo completo, veritiero e contestuale. Eppure, assistiamo talvolta a una realtà diversa: non sempre questi standard vengono rispettati, e questo mette il personale sanitario (in riferimento a coloro che agiscono con dolo o inefficienza) in una posizione di forza, rendendo difficile la ricostruzione fedele dei fatti.

Quando la verità viene nascosta: lacunosità e manomissioni

È doveroso ricordare che la stragrande maggioranza del personale medico e sanitario pubblico è composta da professionisti profondamente dediti, che si impegnano al massimo per i pazienti. Tuttavia, le loro condizioni operative sono spesso estreme:

  • carenze di personale;
  • carichi di lavoro insostenibili;
  • orari prolungati;
  • stress estremo.

Tali fattori possono portare a commettere degli errori. Nonostante questa premessa fondamentale, la mia esperienza rivela diverse tipologie di irregolarità nella documentazione:

  • Documentazione carente o frammentata: spesso a causa della fretta, le annotazioni sono incomplete o prive di dettagli essenziali;
  • Registrazioni omesse o posticipate: fatti rilevanti non vengono annotati affatto, o appaiono con ritardo, distorcendo la sequenza temporale e l’attendibilità degli accadimenti;
  • Manomissioni intenzionali: nei casi più seri — seppur non rappresentativi della categoria — i documenti vengono deliberatamente alterati per occultare errori o responsabilità.

L’effetto di queste irregolarità sulla ricostruzione degli eventi e sulla possibilità di provare un errore medico è catastrofico. È di fondamentale importanza differenziare gli errori non intenzionali, spesso conseguenze delle criticità del sistema sanitario, dalle azioni deliberate volte a coprire negligenze. Se le manomissioni volontarie sono casi isolati, non una prassi generalizzata, esse compromettono gravemente la fiducia nei confronti di tutto il personale medico.

La sfida legale: dimostrare l’indimostrabile

Dimostrare che un medico abbia alterato o manomesso una cartella clinica è un compito incredibilmente arduo, una battaglia in salita. L’onere della prova ricade interamente sulle spalle del paziente e della sua famiglia – un peso che si fa esponenzialmente più gravoso quando la documentazione medica è già compromessa.

Le lacunosità non sono un semplice dettaglio: esse impediscono in modo significativo la ricostruzione fedele della dinamica degli eventi. Questo rende estremamente difficile, se non impossibile, identificare un errore medico perché la narrazione offerta dalla cartella clinica non corrisponde alla realtà dei fatti.

È proprio in questo contesto ostile che emerge con forza il ruolo insostituibile dei consulenti tecnici e delle perizie medico-legali. Sono loro i nostri occhi esperti, capaci di scandagliare le carte alla ricerca della verità nascosta. Le strategie investigative che mettiamo in atto sono affinate per scovare ogni traccia: dalle semplici incongruenze logiche alle anomalie più sottili, dalle cancellature sospette alle riscritture che tradiscono un tentativo di occultamento.

Molte volte, ricorriamo a sofisticate analisi forensi sui documenti, tecniche che possono rivelare alterazioni invisibili a occhio nudo. Per questo motivo, la tempestività nell’acquisizione della documentazione è un fattore cruciale: agire rapidamente significa avere maggiori possibilità di bloccare eventuali ulteriori manipolazioni e di cogliere le alterazioni prima che diventino irrecuperabili.

Seppur arduo, l’iter per dimostrare l’errore medico non è affatto precluso. È un percorso che richiede competenze specialistiche altamente qualificate e un approccio investigativo meticoloso, quasi da certosino. Solo con questa combinazione si possono sperare di superare gli “ostacoli invisibili” che spesso cercano di bloccare il cammino verso la giustizia.

Oltre gli ostacoli: quando la giustizia è ancora possibile

Il percorso è impegnativo, ma dalla mia esperienza professionale posso assicurarvi che non è impossibile. È proprio in questi scenari complessi che l’assistenza di un avvocato specializzato in malasanità diventa indispensabile. La profonda conoscenza delle dinamiche medico-legali e delle insidie procedurali di un avvocato specializzato gli consentiranno di sviluppare strategie alternative per ricostruire i fatti, anche quando la documentazione ufficiale si rivela inaffidabile.

Quando la documentazione medica è compromessa, l’avvocato specializzato adotta un approccio investigativo e multidisciplinare per far emergere la verità:

  • Testimonianze del personale sanitario: spesso, i professionisti sanitari presenti sono disposti a collaborare, offrendo preziose testimonianze che possono chiarire la reale dinamica degli eventi;
  • Consulenze tecniche indipendenti: medici legali e specialisti del settore sono un pilastro fondamentale;
  • Analisi delle incongruenze documentali: discrepanze nelle date, firme sospette, cancellature o sequenze illogiche possono essere indizi cruciali che svelano alterazioni.

Nella mia esperienza professionale diretta, un caso di grave danno da parto dimostra che tenacia e perseveranza portano a risultati concreti.

La vicenda riguardava una neonata che ha subito gravi e permanenti danni cerebrali a causa della negligenza del ginecologo durante il parto. La Corte d’Appello di Bari ha riconosciuto la piena responsabilità del medico. Nonostante le frequenti difficoltà nel ricostruire l’intera dinamica degli eventi — spesso ostacolate da documentazione lacunosa o alterata — la nostra azione legale ha permesso di ottenere un risarcimento di oltre 4 milioni di euro.

Anche un caso di errore medico durante un parto gemellare, da noi seguito di fase in fase, dimostra che è possibile ottenere giustizia nonostante le manomissioni della cartella clinica.

Nel 2016, a Firenze, una donna ha affrontato un parto gemellare in cui una delle neonate ha subito danni cerebrali irreversibili a causa di asfissia perinatale, morendo dopo otto mesi di vita in stato vegetativo.

Un elemento cruciale emerso durante il processo è stata la falsificazione del tracciato cardiaco attribuito alla neonata. I medici, per nascondere le proprie responsabilità, hanno scambiato il battito cardiaco della neonata con quello della madre. Questa manomissione della documentazione ha inizialmente impedito di stabilire il momento esatto della sofferenza fetale, ostacolando l’accertamento delle responsabilità.

La verità è venuta alla luce grazie a una querela di falso incidentale, che ha portato a una consulenza tecnica d’ufficio (c.t.u.) la quale ha confermato che il tracciato in questione era quello materno. Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto i gravi errori nella gestione del parto e la violazione del diritto all’autodeterminazione della madre, che, se informata per tempo, avrebbe potuto richiedere un cesareo immediato.

La verità come diritto inalienabile

Il caso del parto gemellare ci insegna una lezione importante: verità e giustizia sono diritti inalienabili, che non possono essere negati. La deliberata falsificazione dei documenti medici in questa vicenda, fatta per nascondere errori, mostra chiaramente quanto sia difficile ottenere chiarezza e risarcimento in certi contesti.

Nonostante i tentativi iniziali di depistaggio, come i tracciati cardiaci falsi, la determinazione della madre e la nostra azione legale hanno riportato a galla la verità. Questo dimostra l’importanza di non arrendersi alle prime difficoltà. Anche di fronte a ostacoli che sembrano insuperabili, come prove alterate, è fondamentale perseverare.

Se sospetti che la tua documentazione medica sia stata manomessa o risulti lacunosa, non lasciarti scoraggiare. Contattaci per una valutazione specialistica del tuo caso.

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