App. Roma 4/9/2019 n. 5349

Infortunio mortale sul lavoro: confermata la liquidazione di € 749.137,05 effettuata dal giudice di primo grado (Trib. Roma 5/6/2014 n. 12346), di cui € 381.201,66 alla moglie ed € 367.935,39 al figlio della vittima.

La Corte di Appello:
– accoglie le tesi dei danneggiati e respinge l’appello proposto nei loro confronti dal direttore dei lavori e dal datore di lavoro;
– conferma in toto la sentenza impugnata in punto di responsabilità del datore di lavoro e del direttore dei lavori per la morte del lavoratore caduto da un’impalcatura;
– afferma che per dichiarare il concorso colposo del lavoratore deceduto occorre la prova di un suo comportamento abnorme;
– conferma in toto la sentenza impugnata in punto di quantum debeatur ed afferma che il fattore “convivenza” va inteso in senso reale e non formale ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale ai familiari del lavoratore deceduto.

La Corte di Appello:
– accerta e dichiara la mala gestio in senso proprio dell’impresa di assicurazione della R.C.;
– condanna l’impresa di assicurazione della R.C. a tenere indenne l’assicurato di tutte le poste di danno liquidate ai danneggiati anche quelle eccedenti il massimale di polizza.

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